martedì 6 settembre 2011

torneranno le parole

Non dormo più. Ogni notte il respiro un po' più affannoso o un colpo di tosse mi sveglia.
Sono sempre in allarme. Non posso continuare in questo modo. Sono le quattro. Cosa ci faccio io qui, In bagno, davanti allo specchio a fissarmi il naso..
Forse ha smesso.
Invece no, il sangue torna a scendere lentamente forse nel tentativo di non farsi riconoscere. Lo lascio scivolare fino al labbro superiore e poi lo tampono. Mia madre mi ha insegnato a tenere piegato il viso in avanti. Conto le gocce rosse sul bianco lavandino nuovo. A Quest'ora tutto ha un sapore artistico, tutto viene vissuto senza perdere nemmeno un dettaglio.
E pensare che avevo la vittoria in pugno.

Indosso una maglia e esco in terrazza. Alle quattro e mezza la città sembra una leonessa in attesa della preda per nutrire i suoi cuccioli. Ferma, forse persino impaurita, ma di certo spietata.
Da qui vedo casa tua. Le luci sono accese. Sono sempre accese da quando ci abita un intera famiglia di tunisini. Adoro guardarla di notte perché è una mescolanza di suoni, luci, profumi e lingue straniere. Un giorno penso andrò a fagli visita.
Da te sarà circa ora di pranzo.. sarai con il tuo tailleur grigio che non fa respirare le tue idee. Starai ridendo a battute che neanche ascolti. Di sicuro stai canticchiando una canzone di Marvin Gaye perché riesco a sentirla. Giovedì finalmente tornerai e cucineremo insieme. In mutande.

Sono le cinque. Lo so perché Manuel ha appena appena caricato il furgone del pane lasciandomene un po' nel cestino della vespa.
Il naso torna a pulsare.. gocciola in modo più copioso ora.
E pensare che avevo la vittoria in pugno.

Queste sono le ultime parole che Ramon ha scritto nel suo diario. L'unica cosa che la polizia è riuscita a salvare.
Questo è l'inizio della giornata che ha cambiato per sempre la mia vita e quella di Lodery City.
Il suo Paese. La sua vita.
Il nostro Paese. La nostra vita.

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