mercoledì 23 maggio 2012

Una sigaretta por favore


Ogni volta che ci penso la trovo una cosa impossibile ma non ci posso fare niente. Non ricordo più la tua voce. Il tuo sguardo quello sì, mi colpisce ogni giorno diritto al petto come un proiettile sparato da un cowboy con troppi anni e troppe storie da dimenticare. Tutto si è fermato in quella notte, o forse tutto è iniziato grazie a quella notte.
Lasciarmi in sala parto mentre ti stavo stringendo la mano, diciamo che non è stato proprio un bel gesto. Già il non avermi avvisato delle tue doglie forse poteva darmi un indizio sul fatto che qualcosa non stava andando troppo bene tra noi. Ora che mi trovo qui 9 anni dopo con un bambino dai capelli rossi di fronte a me (borsone con biancheria intima, medicine e libri inclusi) come unico compagno del tuo funerale, non so più se dirti che ti amo ancora follemente, che soltanto tu mi hai fatto sentire utile in questo mondo o se maledirti almeno per altre 5 reincarnazioni.
Fatto sta che ora mi hai lasciato solo, salvo miracoli pre-chiusura bara funebre, per sempre. Solo con un esemplare umano di dimensioni ridotte ma che, secondo il mio modestissimo parere, suda molto di più della media nazionale e con un testamento composto soltanto da una lettera:

“Si chiama Oliver. Ti aiuterà a vivere meglio”

Ok Dana. Grazie. Spero tu ti goda le tue prossime 5 reincarnazioni.

domenica 13 maggio 2012

Abbiamo Sbagliato Strada


“possiamo tornare a casa se vuoi”
il mio problema era proprio questo. Cosa volevo veramente? Quale era la MIA casa?
L'erba incolta che abbraccia le foglie, queste rose che profumano di libertà. Vent'anni fa era questa la mia casa. Ora non più. Sono dovuto fuggire in città e paesi che non avevo mai visto prima. Senza un motivo. O in realtà di motivi ce ne erano perfino troppi. Da un giorno all'altro sono sparito, come il mio passato e come era facilmente prevedibile, il mio futuro.
La caviglia mi faceva male. Dovevo assolutamente riposare ma non me lo potevo permettere. Le colline erano troppe e non potevo fidarmi di loro. Silenziose e sinuose come dei seni materni pronte in un istante a diventare dei mostri mitologici senza pietà. Mi rimaneva soltanto la speranza. Pregavo qualsiasi dio ogni notte. Sognavo di non camminare più guardando fisso i miei piedi, con il terrore di guardare negli occhi il cielo. Sognavo di potermi appoggiare ad un muro per riposarmi o per aspettare la mia ragazza e non più soltanto come freddo riparo per portare a casa un po' di pane.
siamo rimasti in venti, non ci sono più bambini, non ci sono più anziani.
E' quasi l'alba, il profumo umido dell'ennesimo paese senza nome mi stava svegliando.

“stai bene?”
“sì sto bene, sono solo mezzo morto”