domenica 13 maggio 2012

Abbiamo Sbagliato Strada


“possiamo tornare a casa se vuoi”
il mio problema era proprio questo. Cosa volevo veramente? Quale era la MIA casa?
L'erba incolta che abbraccia le foglie, queste rose che profumano di libertà. Vent'anni fa era questa la mia casa. Ora non più. Sono dovuto fuggire in città e paesi che non avevo mai visto prima. Senza un motivo. O in realtà di motivi ce ne erano perfino troppi. Da un giorno all'altro sono sparito, come il mio passato e come era facilmente prevedibile, il mio futuro.
La caviglia mi faceva male. Dovevo assolutamente riposare ma non me lo potevo permettere. Le colline erano troppe e non potevo fidarmi di loro. Silenziose e sinuose come dei seni materni pronte in un istante a diventare dei mostri mitologici senza pietà. Mi rimaneva soltanto la speranza. Pregavo qualsiasi dio ogni notte. Sognavo di non camminare più guardando fisso i miei piedi, con il terrore di guardare negli occhi il cielo. Sognavo di potermi appoggiare ad un muro per riposarmi o per aspettare la mia ragazza e non più soltanto come freddo riparo per portare a casa un po' di pane.
siamo rimasti in venti, non ci sono più bambini, non ci sono più anziani.
E' quasi l'alba, il profumo umido dell'ennesimo paese senza nome mi stava svegliando.

“stai bene?”
“sì sto bene, sono solo mezzo morto”

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