lunedì 26 agosto 2013

SALUTI DAL CORTILE

Quanto mi rimaneva prima di dover andare a lavorare non lo sapevo proprio. Quello che potevo sapere, e molto bene, era che non sarei riuscito ad alzarmi da quel fosso prima di un paio di ore, forse tre. La mia automobile a pochi metri di distanza era ancora accesa con il riscaldamento al massimo e la radio a volume insostenibile. La mia prima idea di recuperare le forze grazie al calore artificiale era totalmente fallita. 
Improvvisamente vidi sul fondo del fosso una luce intermittente. Per quanto la visione rasentasse la follia, la luce era vera e proveniva dal mio cellulare ormai completamente immerso, che neanche un palombaro sott'acqua. Misi la mano tra le alghe, lo recuperai e risposi:
"Joe dove sei finito? Io sono qua che ti sto aspettando! Da cinquanta minuti!"
Non avevo la minima idea di chi fosse a parlare dall'altra parte dell'apparecchio. Sicuramente una donna dalla voce squillante, anche troppo, vista la situazione.
"Scusa, mi stavi dicendo?"
"Ti stavo dicendo, brutto stronzo, che ti sto ancora aspettando mezza nuda nel parcheggio vicino al pozzo, esattamente come mi avevi detto tu!"
C'era qualcosa che non riuscivo a cogliere. Possibile che questa ragazza stesse parlando proprio con me? Io praticamente non avevo neanche una donna nella mia rubrica, madre esclusa. Come potevano essere connesse le nostre vite?
"Ok, con calma. Facciamo una breve introduzione e ti prego, non prendertela a male. Innanzitutto, la mia domanda è: ci conosciamo?"
"Joe sei veramente un bastardo! Me l'avevano detto! Sai cosa ti dico? Vaffanculo! Tu e pure il tuo amico Rody. Fottetevi!"
Riattaccò.
Non mi aveva neanche detto come si chiamasse ma mi aveva dato dello Stronzo, e cominciavo a pensare che quella ragazza mi conoscesse veramente. Come e perché però non lo sapevo proprio.
In quel preciso istante l'automobile borbottò per alcuni secondi e poi si spense. Decisi di raggiungerla con calma, a quattro zampe.  Aprii la portiera e sul sedile totalmente disteso trovai Rody in coma profondo con in mano un paio di mutandine, che non potevano essere di mio padre. Il campanile ci annunciò che le otto erano arrivate, ed io ero ufficialmente nei guai. Guai fottutamente seri.

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